Oggi ho deciso di riportare un fatto che, non lo nascondo, mi ha stupito non poco e che forse non ha meritato grande attenzione da parte dei media tradizionali.
Seguo - e non superficialmente - i Litfiba dal 1995 ormai, ma non li avevo mai presi seriamente in considerazione come "gruppo politico" e, in tutta onestà, credo veramente che non lo siano. Ma in un paese come l'Italia, oggi come oggi, dire liberamente ciò che si pensa e denunciare la verità è considerato un terribile "atto sovversivo" e di spregevole propaganda.
Ma veniamo ai fatti. 13 agosto, concerto dei Litfiba a Campofelice di Roccella (Palermo):
Pelù ha esordito salutando il "popolo di Trinacria" dando poi il benvenuto al concerto "per gli spiriti liberi, a chi crede che Dell'Utri ci ha rotto il c... (la censura di nel video di Repubblica fa tenerezza ndr.), giusto per mettere in chiaro subito le cose". Ha poi proseguito "per chi è contro i mezzi di distrazione di massa" concludendo con "benvenuti nello stato libero di Litfiba" per lasciare spazio alla musica.
Poi, durante la serata, mentre sul palco sfilava una finta bara con la scritta "Gelli", Pelù ha "commemorato" la "morte della P2": "Partecipano al suo dolore la mafia siciliana, la 'ndrangheta calabrese, la camorra napoletana, il vostro conterraneo Marcello Dell'Utri, e naturalmente papi-Silvio Berlusconi. La P2 è morta. Viva la P3!" ha detto Pelù .
"I Litfiba hanno offeso l'intelligenza dei giovani siciliani, almeno di quelli, e sono proprio tanti, che sanno ascoltare buona musica senza farsi fuorviare da squallidi messaggi populisti e demagogici. Parafrasando una loro canzone, li invito a non alimentare quell'ignoranza che uccide più della fame". Sono state queste le parole dell'assessore alla Cultura e alle Politiche giovanili della Provincia di Palermo, Eusebio Dalì, 34 anni, esponente del Pdl-Sicilia di Micciché, che evidentemente non ha gradito l'esibizione della band nell'unica data siciliana. L'assessore, che era tra il pubblico, accusa in particolare Pelù di aver "lanciato delle invettive contro il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, accusando lui e i suoi più stretti collaboratori di collusione con la mafia, denigrando il popolo siciliano".
I fan siciliani invece hanno già messo online brani e spezzoni del concerto, comprese le frasi "incriminate" (ma riferimenti simili sono presenti anche in altri video tratti dalle altre date del tour), commentando con entusiasmo la performance dei Litfiba. Diversa la reazione dell'assessore Dalì che ha affidato alle agenzie di stampa la sua delusione. "Renzulli e Pelù - scrive Dalì - sono venuti in Sicilia a fare propaganda politica, con la tipica presunzione di chi crede di essere depositario di verità assolute e per questo poter inveire contro tutto e tutti, senza alcun freno inibitorio. L'essere acclamati ogni volta che si apre bocca non giustifica gli eccessi verbali violenti che creano odio e divisioni. A Campofelice di Roccella io c'ero e non mi sembrava di stare a un concerto, bensì a un processo di piazza sommario, a un pubblico linciaggio: è stato sconcertante assistere ai reiterati strali di Pelù, sconfortante vedere tanti giovani lasciarsi passivamente inglobare in una cultura dell'anti, senza senso e senza costrutto".
L'assessore non si limita a criticare, ma chiede che gruppi come i Litfiba non si esibiscano più nell'isola. "Invito l'incolpevole sindaco Vasta - scrive ancora Dalì, facendo riferimento al Comune di Campofelice che ha patrocinato la serata - e tutti i primi cittadini della Sicilia a non ospitare più artisti che hanno come unico scopo il pontificare, predicare e fare lotta politica, servendosi di quella potentissima arma che è la musica e la sua capacità di penetrare le giovani sensibilità, di formarle o di plagiarle a seconda dei casi". Infine, conclude rivolgendosi ai Litfiba invitandoli "a chiedere scusa alla Sicilia, ai siciliani che sono per la stragrande maggioranza persone oneste e libere, a fare solo e semplicemente musica, lasciando stare la volgare propaganda, che tocca temi e concetti che di fatto disconoscono".
E siccome un capomandria non attacca mai senza il gregge al seguito, ecco arrivare anche l'ira funesta dei giovani del Pdl dell'area di Micciché, che attaccano la band toscana chiedendo ai Litfiba le scuse ufficiali e addirittura il rimborso del biglietto per gli spettatori che hanno assistito allo show del 13 agosto.
Ecco la dichiarazione di Costanza Castello, giovane coordinatrice dei club del Pdl-Sicilia: "La libertà di espressione quando diventa libero sfogo dei sentimenti più squallidi, offensivi e di incitamento all'odio non può essere difesa ad oltranza ma si espone necessariamente alla critica e al biasimo. E noi ci sentiamo profondamente toccati dalla mancanza assoluta di rispetto dei Litfiba nei confronti di quei siciliani che pur amando la loro musica e le loro canzoni non tollerano questi comportamenti di violenza verbale".
Da qui la richiesta alla band di rimborsare il biglietto: "I Litfiba hanno trasformato l'unico concerto siciliano in un comizio - continua la Castello - un vero e proprio incitamento all'odio, venendo meno moralmente ai loro obblighi contrattuali con il pubblico. Per questo chiediamo ancora una volta le loro scuse al popolo siciliano e il rimborso del biglietto a tutti i giovani che hanno seguito il concerto di Campofelice di Roccella e non hanno affatto gradito le invettive di Piero Pelù contro tutto e tutti. Ci faremo promotori di questa iniziativa e andremo avanti finché la nostra libertà di critica sia tutelata al pari della loro libertà di offesa".
C'è da registrare, a fronte di cotali deliri, la solidarietà espressa ai Litfiba da diverse forze politiche e sociali, nonchè ovviamente dai fans e da chiunque abbia un minimo di senno in capo. Addirittura il Presidente della Provincia di Palermo Giovanni Avanti (Udc) si è scusato con il gruppo fiorentino. Ma siccome a nessuna torta può mancare la sua proverbiale cigliegina ecco la replica di Gianfranco Micciché in persona, storico fedelissimo di Marcello Dell'Utri (che, ricordo - per i più smemorati - è stato da poco condannato in appello a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa) il quale tra i suoi accoliti annovera proprio Dalì. "Sono io che chiedo scusa. Chiedo scusa alla gente, per un Presidente della Provincia che anziché sostenere il coraggio di un suo assessore, o quanto meno starsene zitto e accettare che qualche volta sui giornali possa finirci qualcuno che non sia lui, chiede le scuse a chi ha volgarmente offeso i siciliani, l'onorabilità della compagine politica che più di ogni altra gli ha consentito di sedere su quella poltrona, ma anche la sacralità della Chiesa cattolica e del suo capo supremo, che egli, in quanto sedicente cattolico fervente, dovrebbe difendere con i denti". Micciché aggiunge: "Se Avanti è proprio animato dal sentimento delle scuse, sia più coerente con se stesso: le chieda ad Eusebio Dalì, chieda scusa alla nostra componente politica, massacrata da quel palco, e chieda scusa al mondo cattolico, di cui ha sempre affermato di far parte attivamente".
MALA TEMPORA CURRUNT...
(FONTE: www.repubblica.it)
Nessun commento:
Posta un commento